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Scott, Walter, sir.

Poeta e romanziere scozzese. Figlio di un avvocato, trascorse l'infanzia in Scozia, dove ebbe modo di conoscere e assimilare la ricca tradizione di leggende locali; compì gli studi a Edimburgo, laureandosi in Giurisprudenza e dedicandosi dal 1792 alla carriera forense e giudiziaria. Accolto nell'alta società scozzese e ottenuto qualche successo per la sua abilità professionale (che nel 1806 lo portò ad ottenere la carica di cancelliere di corte giudiziaria a Edimburgo), nel 1797 sposò Charlotte Charpentier. Negli stessi anni intraprese l'attività letteraria, pubblicando poesie sulla rivista “Edinburgh Review” e traducendo dal tedesco Goethe. Nel 1802 fece pubblicare da un amico tipografo, James Ballantyne (con il quale iniziò un disastroso rapporto d'affari che lo portò in seguito quasi alla rovina) i Canti giullareschi della frontiera scozzese, un volume di antiche ballate raccolte nelle campagne scozzesi; tali composizioni di carattere popolare, e l'antica cultura della quale erano frutto, influirono in modo rilevante sulla stessa poesia di S., come si evince dalla sua prima opera originale, Il canto dell'ultimo menestrello (1805), seguita da Marmion (1808) e La dama del lago (1810), grazie ai quali divenne uno dei più famosi scrittori britannici. Nonostante la sua vena fosse piuttosto facile e superficiale, i suoi poemi - fra i quali anche Rokeby (1814) e Il signore delle isole (1815) - ottennero un grande successo fra i contemporanei e gli valsero la nomina a poeta laureato, che S. tuttavia rifiutò. Abbandonata la poesia, si dedicò alla stesura di romanzi. Il primo di questi, Waverley (1814), fu accolto con entusiasmo dal pubblico, determinando il suo definitivo trionfo letterario e la nascita di un vero e proprio genere: S. può infatti essere considerato il creatore del romanzo storico, inteso cioè a far rivivere epoche passate nei loro aspetti quotidiani e di costume, con un vero scrupolo antiquario e storico. A Waverley fecero seguito, in rapida sequenza, numerosi romanzi ambientati nella Scozia del Settecento: fra essi si ricordano Guy Mannering (1815), L'antiquario e Old Mortality (1816), Rob Roy e Il cuore di Midlothian (1818), La sposa di Lammermoor e La leggenda di Montrose (1819). In essi, pur rifacendosi ad autori precedenti, S. innovò sostanzialmente il modo di presentare i fatti e i personaggi, che appaiono descritti con toni vivi, originali e fedeli alla realtà storica. Al 1819 risale anche Ivanhoe - forse la sua opera più celebre, anche se non la migliore -, che inaugurò la serie dei romanzi storici d'ambientazione medioevale, i quali esercitarono un fascino e un influsso considerevoli sugli scrittori della generazione romantica: vi è rappresentata, sebbene in modo talora artificioso e anacronistico, l'Inghilterra dell'età delle crociate e delle lotte fra il re Riccardo Cuor di Leone e il principe Giovanni, con ricostruzioni di ambienti, tornei, castelli e prigioni. Da allora S. attinse gli intrecci per i suoi libri, che si susseguirono con ritmo quasi frenetico, dalle vicende storiche di varie epoche, fino al periodo elisabettiano: fra gli innumerevoli titoli sono da menzionare Il monastero e L'abate (1820), Kenilworth (1821), Il pirata e Le fortune di Nigel (1822), Quentin Durward (1824), Il talismano (1825). Al 1825 risale la versione inglese del capolavoro di A. Manzoni, tradotto con il titolo The betrothed (I fidanzati). Fu questa la stagione più felice dell'esistenza e dell'attività di S.: nominato baronetto nel 1820, con i proventi dei suoi libri si fece erigere nel villaggio di Abbotsford una grandiosa dimora, dall'aspetto simile a quello di un castello gotico, dove si trasferì con l'intera famiglia. Nel 1826, tuttavia, il fallimento del suo editore Constable, che coinvolse anche Ballantyne gli causò gravi problemi economici, che riuscì a superare solo con anni di lavoro accanito, che lo minò nel fisico e lo condusse alla morte. Scrittore brillante, vivace e dotato di fervida immaginazione, anche se non sempre sorretta da profondità di pensiero e da accuratezza stilistica, S. seppe fondere nei suoi romanzi le vicende individuali con l'atmosfera e gli eventi della storia; diede il meglio di sé nelle opere ambientate in Scozia, nelle quali i protagonisti sono ritratti con arguzia e con una vitalità raramente eguagliata. Ai suoi libri, immediatamente tradotti in molte lingue, si ispirarono scrittori (A. Dumas, V. Hugo e, in Italia, A. Manzoni, M. D'Azeglio, F.D. Guerrazzi), pittori (F. Hayez) e musicisti (G. Rossini, G. Donizetti) (Edimburgo 1771 - Abbotsford 1832).